HDO, ergo ambiente di alta rappresentanza (in un palazzo del ‘600, tra stucchi, broccati e divani, con tanto di gran loggiato affacciato sul Tevere) e cucina anch’essa di alto lignaggio a cura dello chef Salvatore Bianco, autore di piatti deliziosamente creativi, influenzati da affascinanti note esotiche: battuto di fassone con rosso d’uovo marinato soia e bucce di patata fritta, astice al vapore con mela verde, gelatina di gazpacho, salsa di siero del latte e olive nere caramellate, calamarata di Gragnano con tartara di polipo e maionese di pesce, bottoni di coniglio affumicato al castagno con scampi e zenzero, soppressa di abbacchio con crema di nocciola, cipolla rossa, salsa di aglio e mandorla con carota fondente, filetto di maialino nero reatino con birra artigianale e pancotto al cacio romano, cuore di baccalà islandese con crema di cannellini e gelatina di tabasco, salsa del suo latte e trippa all’agro e, per i più golosi, tiraminscatola all’amaretto oppure mousse di cocco con croccante al cioccolato, salsa al pistacchio e mikado. Cantina adeguata al tenore del ristorante, sinonimo di classe ed eleganza senza tempo. Prenotazione consigliata. Chiuso: domenica, aperto solo la sera. Carte di credito: tutte www.hdo.it