CastelloIl nome Torre in Pietra vi ricorda qualcosa? Di sicuro il latte di Roma, ed è proprio grazie a questo prodotto che la maggior parte dei romani e non solo, ha nella mente ben impresso questo marchio. In origine fu Luigi Albertini, divenuto proprietario della tenuta nel 1930, ad avviare un’opera di bonifica dell’intero terreno, ad ampliare e ammodernare l’impianto dei vigneti importando, per la prima volta in Italia, la razza Frisona per l’allevamento di vacche. Proprio in questo periodo infatti si iniziò a produrre e vendere latte con il marchio Torre in Pietra, ancora in uso ma non più figlio di questa proprietà. Castello di Torre in Pietra è oggi una realtà che muove i suoi passi nel campo agroalimentare abbracciando diverse attività: la produzione di olio proveniente da piante che risiedono nella tenuta, secondo la procedura della spremitura a freddo, di miele millefiori e di eucalipto provenienti da apicoltura nomade, di farro, cereale già molto apprezzato dagli antichi romani, che viene qui riproposto e rivalutato assieme ai ceci, uno dei tradizionali legumi laziali. Un’azienda assai dinamica, che ha voluto spaziare in tutti i settori gastronomici, con un business oggi più focalizzato sulla viticoltura. A guidarla c’è il nipote di Luigi Albertini, Filippo Antonelli, eclettico imprenditore impegnato pure in Umbria, a Montefalco, nell’azienda anch’essa di famiglia (da parte paterna) che porta il suo nome: Antonelli San Marco. A Castello di Torre in Pietra si producono circa 200 mila bottiglie l’anno, con grandissima attenzione al mercato e alla qualità, non perdendo mai di vista il consumatore che richiede sempre di più un prezzo accessibile.

castsssL’azienda può contare 186 ettari di cui 50 a vigneto con le varietà Merlot, Chardonnay, Syrah e l’autoctono vitigno Cesanese che è anche protagonista dell’unica Docg del Lazio. I restanti 5 ettari sono coltivati a ulivi e 120 a seminativi. Le vigne sono comprese nei territori di Fiumicino e della Doc Tarquinia; i terreni sono collinari con un’altitudine di 50 metri s.l.m. e la loro formazione è franco-sabbiosa in parte, per dare più mineralità e freschezza ai bianchi, e in parte franco-argillosa, per i vitigni a bacca rossa, così da conferire alle uve morbidezza e struttura. La cantina è al centro del caratteristico borgo medievale che si trova a cavallo tra la via Aurelia e le colline di Maccarese, ad un passo da Roma. Lo scenario cui si assiste visitando questi luoghi è incantevole e seducente al tempo stesso, lontano dai ritmi assordanti della capitale ma abbastanza vicino per rimanere nell’ambito delle antiche tradizioni dei vini di Roma, nel segno di un passato che si rinnova.

I vini qui prodotti sono espressione di questa filosofia aziendale: tra i bianchi c’è il Tarquinia bianco, un blend di Trebbiano, Malvasia e Vermentino fatto solo in acciaio, Macchia Sacra, un Fiano in purezza elegante. Fatto solo in acciaio, con affinamento di 6 mesi in bottiglia, è un vino dal colore carico e brillante, profuma di frutta matura e secca, in particolar modo di nocciola, prugna e albicocca disidratata, chiude con una nota minerale e salmastra che si ritrova poi al gusto, persistente e deciso, è addolcito da un sentore di miele di castagno molto piacevole. Lo Chardonnay in purezza è l’altro bianco di punta dell’azienda. Dal colore fresco giallo verdolino e dai profumi di fiori di ginestra e frutta esotica a polpa gialla: ananas, melone e papaia. Ha una buona struttura gustativa avvolgente che verte su toni caldi e morbidi; si sentono i sapori fruttati riscontrati all’olfatto arricchiti da una nota minerale ammandorlata sul finale. Arricchisce la lista un rosato proveniente da uve Sangiovese e Montepulciano, che ben introduce la schiera dei rossi, formata da: Tarquinia rosso, un taglio che comprende tutte le uve rosse coltivate in azienda, Sangiovese, Montepulciano, Cesanese e Merlot. Principe tra i rossi è il Terre di Breccia, un Merlot in purezza, elegante e sontuoso, dal colore rosso rubino intenso. Al naso sprigiona profumi fruttati e sanguigni: prugna, amarena, lampone e mora guidano la scia, seguono note speziate di tabacco dolce e cumino. In bocca è morbido con un tannino elegante, tornano le spezie e la frutta succosa, ottima la rispondenza gusto-olfattiva. Immancabile il novello Pagliaccetto che, così come il nome che porta, è fresco e leggero, di pronta beva. Anche le bollicine segnano la loro presenza con uno spumante brut a base di Vermentino, ottimo per accompagnare aperitivi e pasti di pesce. Una chicca da meditazione è la produzione di una grappa monovitigno prodotta da Gioacchino Nannoni nella distilleria artigianale di Paganico (Grosseto) col metodo della distillazione a ciclo discontinuo, e l’uso di alambicchi di rame a bagnomaria. Un’azienda agricola attiva in ogni contesto, animata da passione e ricerca per le cose buone che ricordano i sapori di casa: così vuole essere Castello di Torre in Pietra, che ha messo l’accento sulla parola genuinità.

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