“Galeotto” il libro e chi lo scrisse…

“Avanzi di galera – le ricette dei poco di buono” e “Il Gambero Nero – ricette dal carcere” sono due libri dedicati alla vita dei reclusi nelle carceri italiane e alla loro arte di arrangiarsi in cucina dietro le sbarre. Ricette, escamotage, intuizioni per rendere saporito e gustoso un semplice piatto di pasta, ma soprattutto ricordi, sensazioni, emozioni e speranze di chi sa di aver sbagliato e vuole ricominciare, magari proprio da un piatto di pasta ben cucinato.

Parlare di carcere e di condizioni di vita in prigione non è mai facile, soprattutto senza scadere nella retorica del “già detto”. Preferiamo lasciare la parola a chi da anni vive recluso e ben conosce le difficoltà non solo di far bollire una pentola di acqua per cucinare gli spaghetti al sugo di carne, ma anche di fare la spesa.

Visto che in carcere si possono spendere solo 420 euro al mese (chi ce li ha!), la si può fare solo una volta a settimana e quindi guai a sbagliare le scelte dei prodotti perché non si può certo uscire all’ultimo momento dal droghiere sotto casa se ci si è dimenticati il sale o l’olio… Lui è Renato Vallanzasca, autore negli anni settanta di rapine, sequestri, omicidi ed evasioni. Attualmente sta scontando una condanna a quattro ergastoli e 260 anni di reclusione. Con ironia ha scritto la prefazione ad “Avanzi di galera – le ricette dei poco di buono” che pubblichiamo integralmente.

Il Gambero Nero – ricette dal carcere” – edito da Derive Approdi, 19 – è un bel libro di fotografie in bianco e nero e ricette a firma di Davide Dutto (fotografo) e Michele Marziani (giornalista). Basta sfogliarlo così, un’immagine dopo l’altra, per capire molto di chi cerca un sorriso, un attimo di distrazione e di relax dietro a un’amatriciana o una pizza preparata in un forno di fortuna, da condividere con il compagno di cella straniero che non conosce bene la cucina italiana e che a sua volta propone un cous-cous. Leggere per credere.

Si parla spesso dell’arte di arrangiarsi o del recupero degli avanzi, e lo si fa anche in questo libro. Ma gli avanzi, a San Vittore, sono un’altra cosa. La “sbobba” che passa l’Amministrazione è quella che è. Si cucina su un unico fornelletto da campeggio. La cucina è anche il bagno. La spesa si può fare all’interno del carcere, ma non tutti possono permettersela. Si possono ricevere quattro “pacchi” al mese con generi alimentari e vestiti per un peso complessivo mensile di venti chili, ma niente frutta e verdura, cibi confezionati o acquistabili alla spesa interna. Niente alcool naturalmente. E comunque c’è chi non ha nessuno e il pacco se lo sogna. Tutto è difficile qui, ma la necessità aguzza l’ingegno.

Paradossalmente, nel luogo dove tutto è vietato la cucina è permessa. Non sono consentite posate di acciaio, e c’è chi se le inventa facendo esplodere le bombolette del gas per utilizzarne la lamiera. Se ti trovano un coltello ti fanno rapporto. Si può anche costruire un forno rivestendo con la carta stagnola due cassette, ma si rischia di incendiare la cella. C’è chi si è costruito un frigo con l’acqua corrente collegata ad una serie di bottiglie di plastica, ma poi una notte si è allagata la cella e anche i piani inferiori del braccio. San Vittore ha una capienza massima di ottocento persone, ma ci vivono almeno 1.400 detenuti. Cose dell’altro mondo, un mondo dove un sugo senza carne sa miracolosamente di carne, e tanto basta per immaginare tutte le altre ricette, dove l’ingrediente mancante è sostituito, dove il procedimento ordinario è reinventato, dove la solidarietà può fare miracoli”.

“Avanzi di galera – le ricette dei poco di buono” – Edito da Guido Tommasi, e13.

(pubblicato su Aroma di luglio/agosto 2007)