Le città morte, ossia le “ghost town” alle porte di Roma abbandonate nel corso dei secoli e quindi decadute, hanno il fascino di un mistero dai contorni spesso inquietanti.

Si trovano nella parte nord della capitale, verso la via Claudia-Braccianense e, proprio perché cadute nell’oblio, rappresentano le tappe di un itinerario emozionale assolutamente inedito, fuori dai “luoghi comuni” e dai percorsi turistici convenzionali. Per rendersene conto bisogna andare a Monterano (a pochi km dal paese di Canale Monterano), una suggestiva città dimenticata di cui sono ancora visibili i resti delle mura e di un castello, appartenente alla famiglia degli Altieri, i quali commissionarono a Gian Lorenzo Bernini (1670) i lavori per la trasformazione del maniero in palazzo principesco (con tanto di salone per ricevimenti e belvedere sulla vallata), corredato da una scenografica fontana di puro gusto barocco.

Un altro importante monumento doveva essere la Chiesa di San Bonaventura, in parte sopravvissuta, con la base dei due campanili e l’annesso convento rimasto incompiuto. Al centro della navata maggiore, fra i detriti coperti di muschio, un fico centenario inghiotte lentamente quel che resta del pavimento di marmo. Le cause dell’abbandono di questo centro di origine etrusca, sorto su un terreno tufaceo in cui sgorgano ancora in più tratti acque sulfuree, è da ricercarsi nel clima di terrore instaurato dalle truppe francesi che, nel 1798, spinse gli abitanti a lasciare in tutta furia le loro case, spogliate dei beni e finite in rovina.

Diversa la vicenda di un’altra città morta, la “Tolfaccia” o Tolfa Nuova, così chiamata per distinguerla dalla Tolfa Vecchia tuttora esistente, che prelude ai racconti della favolosa corsa all’oro in America. In questa zona, occupata in tempi antichi dalle imponenti strutture di una villa imperiale, venne infatti scoperta la presenza di un prezioso minerale, l’allume (usato per la concia delle pelli, la tintura dei tessuti e per le sue proprietà emostatiche) e qualche traccia di vena aurifera e d’argento. Tanto bastò a scatenare una vera febbre nei cercatori abbagliati dal miraggio della ricchezza e, naturalmente, l’aspra contesa fra i signori del luogo (e della Chiesa) per il controllo dei giacimenti. La situazione degenerò quando Papa Paolo II decise di risolvere radicalmente la questione facendo radere al suolo la Tolfaccia e disperdendo gli abitanti. La città venne così quasi completamente distrutta, tanto che ancora oggi è difficile immaginare il suo aspetto originario, di cui rimangono i ruderi della chiesa e del castello, e quelli delle mura ricoperte da un folto strato di vegetazione.

Meglio conservata si presenta, invece, nei pressi l’antica città di Galeria, risalente al periodo etrusco, poi colonizzata dai romani. In seguito assunse la connotazione tipica dei paesi medievali satelliti di Roma, difesi da solide fortificazioni, che contribuivano all’approvvigionamento della grande città con parte dei loro raccolti. Costruita nel tufo come altri centri urbani negli immediati dintorni (vedi Calcata), Galeria occupava dall’alto di una rupe una posizione strategica, che la fece resistere a parecchi assedi: nel 1508 l’antipapa Benedetto X vi trovò sicuro rifugio dall’assalto delle truppe nemiche, mentre nel 1457 Galeria assistette agli scontri tra le opposte fazioni degli Orsini, che dominavano la città, e gli Anguillara. Nel 1536 l’evento più importante, che decretò a Galeria gli onori della Storia ufficiale: di ritorno da Tunisi l’imperatore Carlo V trascorse infatti una notte nel castello con tutto il seguito.

A causa dell’insalubrità dell’aria, nei secoli successivi la città dovette registrare un pauroso calo demografico, acuito dalla ferocia delle armate francesi che, soffocando nel sangue le rivolte scoppiate nella regione, indussero anche gli ultimi abitanti ad emigrare verso lidi più sicuri. Nel 1809, l’abbandono totale e la progressiva decadenza che però ha lasciato molte testimonianze rappresentative del passato. Superate le due porte d’ingresso (con ciò che resta di un grande orologio) l’esploratore curioso scopre le rovine del poderoso castello, dalle mura spessissime, i ruderi della chiesa di Sant’Andrea, scanditi da un campanile ancora in piedi e quelli della chiesa di San Nicola, ricca di decorazioni (e con un cippo classico riverso detto di Tarconte), poi adibita alla sola funzione di cimitero.

Tutto intorno le rovine delle case, invase dal verde del bosco e dall’incuria del tempo, mostrano un paesaggio denso di suggestioni fantastiche e di magie, che sembrano prendere ad ogni passo la forma dei fantasmi irrequieti della storia. Sarà per il clima irreale, da film dell’horror, che Galeria è diventata uno dei siti di culto dei satanisti che hanno lasciato qua e là i segni esoterici dei riti notturni: per i turisti amanti del brivido una meta di innegabile fascino, da visitare durante le ore diurne per evitare di trovarsi nel bel mezzo di un sabba o qualche altra arcana diavoleria.

Galeria (Santa Maria in Galeria)
> Da Claudio – Bella trattoria affacciata sulla deliziosa piazzetta di Santa Maria, propone una cucina rustica in cui spiccano le carni alla brace, le fettuccine ai funghi porcini, i ravioli ricotta e spinaci il maialino al forno, il coniglio in porchetta e la polenta con le salsicce. Santa Maria in Galeria (piazzetta principale). Tel. 063046001. Chiuso: martedì. Prezzo: 30. Carte di credito: no.

Monterano (Canale Monterano)
> Monterano Vicerè – Trattoria con quasi cento anni di vita, molto apprezzata per la sua cucina tradizionale fatta di sapori genuini e ruspanti: affettati artigianali, pappardelle al cinghiale, abbacchio, coratella, fagioli con le cotiche, maialino e, per dolce, biscotti della nonna o tozzetti con vin santo.
Via Osciale, 12. Tel. 069963614. Chiuso: giovedì. Prezzo: 25. Carte di credito: POS.

Tolfaccia (Santa Marinella)
> Trattoria del Passeggero – Al centro di Santa Marinella, un locale semplice ma accogliente specializzato nella cucina di mare e del territorio: sautè di vongole veraci, tonnarelli cozze e cicoria, risotto con ortica e spigola, grigliata mista di pesce e bistecche di carne locale (dai pascoli di Cerveteri) alla brace. Piazza Civitavecchia, 8. Tel. 0766513904. Chiuso: mercoledì. Prezzo: 35. Carte di credito: no.

(pubblicato su Aroma di novembre/dicembre 2010)