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Città natale: La Spezia, terra di pescatori e marinai. Quanto la vita di mare fa parte del suo DNA e di quello della sua famiglia?

Il Golfo dei Poeti è stato da sempre al centro della vita della mia famiglia. Il lavoro, lo sport, le passioni, il tempo libero, ci riportavano continuamente al nostro mare. Mio nonno Riccardo era maestro d’ascia, lavorava in Arsenale e passava il suo tempo in una piccola baracca a Le Grazie, dove si riparavano piccole imbarcazioni. Abitava a Portovenere, con la nonna, in una deliziosa casa con una grande finestra aperta proprio sul canale della Palmaria. Con mio padre, anche lui dipendente di un cantiere navale, non passava domenica che non si andasse a pescare con il nostro gozzo entro o fuori diga. Uniche eccezioni, le giornate di regate veliche, altra grande passione di famiglia. Questa è stata la mia infanzia e il destino mi ha riservato il privilegio di continuare a vivere le stesse emozioni con Lineablu.

La Liguria e la sua città natale in tre parole e perché.
Verticale, preziosa, affascinante come una bella donna. Guarda al mare ma conserva tenacemente la sua identità. Tra tutte le regioni di mare che ho conosciuto è quella che ha preservato meglio la propria identità, senza contaminazioni.

Turismo, ambiente e beni culturali: la sua carriera giornalistica inizia così. Cosa significa per lei aver potuto conciliare una grande passione , quella per il mare e la natura, con l’attività lavorativa? E, soprattutto, cosa ha significato per lei e per la sua carriera l’esperienza di Lineablu?
Diciannove anni di Lineablu sono una bella fetta di carriera. Diciamo che ho fatto una lunga gavetta, costruendo pian piano un percorso che mi ha dato grandi soddisfazioni. Nella mia vita ho sempre lavorato, fin da adolescente, passioni e lavoro sono andate di pari passo. Era inevitabile, dovevo studiare, lavorare, mantenermi, non c’erano alternative. E mi considero molto fortunata.

Si ritiene soddisfatta dell’opera di sensibilizzazione del grande pubblico su tematiche ambientali portata avanti da 19 anni a questa parte attraverso Lineablu? Cosa vorrebbe fare di più?
Molto. Ma sento che oggi il Paese ha altre priorità, altre emergenze. Sento che forse dobbiamo ripensare il sistema di tutela, talvolta esasperato ed esasperante e spesso anche dannoso. Penso allo spopolamento, causato anche dalla difficoltà si stare al passo con permessi, vincoli, autorizzazioni. Dobbiamo riavvicinare la gente al territorio, far ripartire l’economia verde, sostenere quella blu. Per evitare tragedie come quella dell’alluvione alle Cinque Terre.

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Nel 2010 è stata “Ambasciatore della Biodiversità 2010”, riconoscimento attribuitole dal Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare per l’impegno profuso nella divulgazione della Tutela dell’Ambiente e della Biodiversità, e sempre nel 2010 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le ha conferito la distinzione onorifica di Commendatore dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”: tanta gratificazione e …?
Non riesco a raccogliere tutti i premi, i riconoscimenti ricevuti in questi anni. Sono davvero tanti. Ma i due citati, a cui aggiungo il Tridente d’Oro conferitomi dall’Accademia delle Scienze e delle Tecniche subacquee di Ustica, sono quelli che ho nel cuore e di cui sono particolarmente orgogliosa.

Donne e mare, donne e navigazione: due mondi storicamente distanti tra loro. Eppure a condurre i due principali programmi sul mare (Lineablu e Pianeta Mare) sono state chiamate due donne: che stia effettivamente cambiando qualcosa? Che i nuovi “lupi di mare” siano diventate le donne?
Con un pizzico di presunzione dico che ho cambiato qualcosa. Lineablu è stato il primo programma ad occuparsi di mare ed è stato l’unico per molto tempo. Ho vissuto la mia seconda gravidanza salendo e scendendo da barche, navi, elicotteri, svegliandomi all’alba o non dormendo per niente. Fino al nono mese. Questo ha sancito definitivamente l’accettazione di una donna in un mondo al maschile.

La sua vita, tra viaggi, registrazioni e dirette: immagino che il suo sia un lavoro piuttosto impegnativo. Come concilia lavoro e vita privata? Trova sempre tempo per dedicarsi alla famiglia?
E’ il sacrificio più grande, ma la passione è tale che cerco ogni giorno il modo per mantenere il miglior equilibrio possibile.

Lei ha due figli, Federica e Pierluca: in che modo cerca di educarli e sensibilizzarli alla salvaguardia ambientale? Le nuove generazioni sono effettivamente più informate e più attente in materia di rispetto per l’ambiente?
Sono bimbi digitali e consapevoli. Troppo distratti forse dalle nuove tecnologie, ma decisamente più sensibili delle generazioni precedenti.

Cambiando argomento, dal mare alla cucina: come se la cava Donatella ai fornelli e cosa le piace cucinare?
Di tutto. Diciamo che me la cavo piuttosto bene. Ma tra i sogni nel cassetto c’e un bel corso di cucina per migliorare la tecnica. Adoro la pasta e preparare primi piatti elaborati, ma se si tratta di pesce allora non sento ragioni: la freschezza deve essere valorizzata da una cottura semplice e non uccisa da troppe sofisticazioni. Mi piace preparare dolci perché sono golosa, ma la cucina richiede tempo e a me ne resta sempre troppo poco.

Un ricordo gastronomico della sua infanzia?
Gli gnocchi della zia Edvige. Veniva ogni giovedì a casa e nessuno al mondo li fa come li faceva lei. Il pesce cucinato dalla Itala, un’amica di famiglia, il salamino di tonno di mia mamma o il suo bucellato; o, ancora, il brodo, sempre a tavola quando uno della famiglia rientrava da un viaggio. Ma anche il mio odio per la carne di fegato.

Oggi vive a Roma: cosa le piace di più della Capitale? C’è un piatto della cucina romana che apprezza in particolare?
Vivo a Roma da anni e da buona golosa adoro tutta la cucina romana, tranne i piatti con le interiora. Adoro i romani e la loro cucina. La trovo accogliente, conviviale.

E un ristorante preferito?
Per il pesce l’Assunta Madre. Prediligo i locali storici, quelli gestiti dalla stessa famiglia per tradizione da decenni. Tra i miei favoriti c’e Pallotta a ponte Milvio, a pochi metri da casa.

La cucina ligure le manca? E il suo piatto ligure del cuore?
La focaccia innanzitutto: come la nostra ligure putroppo a Roma non si trova. Le trofiette di farina di castagne e di grano duro con il pesto, lo sformato di alici e patate, l’orata al forno con le olive taggiasche.

Prima di salutarla, le chiediamo un appello al mondo dell’enogastronomia (chef, ristoratori, testate di settore) per la salvaguardia del nostro mare: cosa vorrebbe consigliare loro? Cosa ritiene possano concretamente fare per migliorare la salute delle nostre acque e tutelare la fauna marina?
Sono attori fondamentali. Mangiando si impara, anche a rispettare l’ambiente. Cosa sia giusto mangiare per contribuire alla salvaguardia del pianeta: questo è un messaggio importante. Portare avanti il rispetto delle taglie minime se parliamo di pesce e il rifiuto delle specie protette. Non ci sogneremo mai di mangiarci il panda, ma un piatto di datteri purtroppo sì. Bandita pure la neonata fuori stagione. Tornare agli alimenti di stagione, privilegiare i cibi a chilometro zero e comunque pretendere tutte le informazioni sulla tracciabilità. La sicurezza alimentare, oltre alla qualità dei prodotti, va di pari passo con la tutela dell’ambiente.

Un viaggio ideale lungo le coste della nostra meravigliosa penisola. Donatella Bianchi percorre in 100 incredibili tappe, fondali, spiagge incontaminate, isole misteriose e borghi ricchi di storia e traboccanti di leggende sparsi sugli 8000 km di coste italiane, dalle Cinque Terre a Grado, dall’Isola d’Elba a Linosa, dalla cattedrale di Trani al castello di Miramare.

Le 100 perle del mare italiano. Di Donatella Bianchi. 256 pagine. Prezzo: 21.50. Rizzoli Editore

di Flavia Rendina
(pubblicato su Luglio/Agosto 2012)