Dire che il vino invecchia solo nelle cantine, matura nelle botti grandi e piccole e si affina nelle bottiglie suona ormai riduttivo. Oggi infatti il nettare dionisiaco può evolvere anche sulla tela di un pittore. No, non è fantasia, è pura realtà, con un nome ben preciso, enoarte. Con esso si identifica una tecnica pittorica realizzata con il vino e che fa capo alla pittrice fiorentina Elisabetta Rogai. Diversi artisti hanno tentato di fare altrettanto, ma Elisabetta è la prima che, grazie ad una tecnica mai applicata prima, messa a punto presso uno dei laboratori scientifici dell’Università di Firenze, è riuscita nell’intento.

La paternità dell’idea del dipinto che invecchia deve essere però indiscutibilmente attribuita ad Oscar Wilde che ne fece il soggetto del celeberrimo romanzo Il ritratto di Dorian Gray. Una trasformazione romanzata che oggi è materialmente visibile sulle tele di Elisabetta. Gli ostacoli tecnici rilevati in passato, quali, la densità del vino, la volatilità dell’alcol, la limitata tavolozza dei colori a disposizione, l’esigenza di limitare i lavori a tele di piccole dimensioni, sono stati tutti superati. I quadri wine made sono realizzati su normali tele con l’uso esclusivo di vini bianchi e rossi (tranne il primo tratto di carboncino per delineare le figure), senza aggiunta quindi di altri componenti. L’altra innovazione risiede proprio nel processo d’invecchiamento del vino utilizzato per dipingere.

Grazie alla nuova tecnica di fissaggio naturale adottata dalla Rogai, i colori non sbiadiscono oltre una certa soglia. Dunque il vino invecchia sulla tela passando dai colori tipicamente giovanili (violacei, melanzana, porpora) a quelli caratteristici della maturità (mattone, ambra, aranciato). Di norma, in cantina questo processo richiede diversi anni, mentre sulla tela il processo si avvia già dopo un mese. La trasformazione si completa nei mesi successivi a seconda di quando viene dato il fissativo e in quale quantità.
Naturalmente il vino usato per questi dipinti non è un vino qualunque. Per l’individuazione del vino appropriato, Elisabetta Rogai ha fatto appello a due esperti d’eccezione: Leonardo Romanelli, critico enogastronomico, insegnante, giornalista, scrittore, una vita tra cantine e cucine ed Andrea Gori, che si autodefinisce Sommelier informatico (diplomato A.I.S.), giornalista (per Business People), scrittore, organizzatore di eventi, impegnato con la famiglia con la Trattoria da Burde a Firenze e vincitore della finale della selezione italiana del Concorso Ambassadeur du Champagne, ideato nel 2005 dal Comité Champagne.

I due esperti, dopo numerosi esperimenti e prove, hanno infine selezionato gli uvaggi più consoni, quindi con massima concentrazione di antociani, nel Nero d’Avola, vitigno siciliano e nel Colorino, vitigno tipico della produzione toscana. È entrato poi in scena il laboratorio dell’Università di Firenze guidato, per il caso specifico, dal prof. Roberto Bianchini, docente di Chimica organica al polo di Sesto Fiorentino che è riuscito, con macchinari speciali, ad ottenere un nuovo tipo di riduzione a freddo, risultata ideale per dipingere. Di questa tecnica, perfezionata di recente, non ne vengono divulgati i dettagli per ovvie ragioni.

In principio, Elisabetta acquistava il vino presso la grande distribuzione, ma una volta lanciato il progetto, la situazione si è ribaltata. Ora sono le aziende che si offrono di mettere a disposizione il proprio vino. Un fenomeno che si è allargato al punto che l’anno scorso, al Vinitaly, molte sono state le case vitinicole, oltre allo stand della Regione Toscana, che hanno esposto dipinti della Rogai. Oggi, oltre ai produttori di vino, enoteche, consorzi e altri operatori del settore, richiedono un dipinto realizzato con il proprio vino. La quotazione di mercato di un dipinto wine made di dimensioni standard (70×100 cm) è di circa 5.000 euro.

Elisabetta Rogai organizza anche performance live in occasione di vernissage o appuntamenti enologici. Mentre dipinge, l’artista interagisce col pubblico al quale espone questa originalissima tecnica. Avvicinandosi alla tela, i presenti possono sentire il profumo del vino. Si può affermare che questa artista fiorentina incentiva intersezione tra la strada dell’arte e quella dell’enologia, due esperienze comunicanti che permettono di sollecitare, in egual misura, attività sensoriali e intellettive, di rimandare a ricordi e di rivivere emozioni.

www.elisabettarogai.it

di Elisa Santurri
(pubblicato su AROMA Gennaio/Febbraio 2012)