Passano gli anni e tutto cambia, ma non la cucina di questo romanissimo tempio del quinto quarto, che resta tenacemente attaccato alla tradizione culinaria testaccina, per la gioia golosa degli appassionati di interiora e frattaglie. Per meglio intenderci: fagioli con le cotiche, “neretti” (zampetti di vitella), rigatoni con la pagliata, coda alla vaccinara, trippa, animelle ai ferri, coratella, abbacchio e tutto il meglio del repertorio gastronomico del quartiere. Chiudono i dolci fatti in casa come la torta di mele o la zuppa inglese. Vini laziali soprattutto e atmosfera anch’essa intatta o quasi dell’osteria che aprì i battenti quasi cent’anni orsono (dal 1911). Prezzi superiori alla media dei locali del genere. Chiuso: mercoledì. Carte di credito: tutte