Sono ormai delle celebrità: scrivono libri, presiedono a tutti gli eventi di enogastronomia, compaiono nelle trasmissioni televisive più impensabili, nelle pubblicità, nelle riviste non specializzate, persino in radio… e tutto per compensi da capogiro. Altro che attori e calciatori: le nuove star sono gli chef!


Cavalcano l’onda mediatica della cucina con la destrezza che spetterebbe ad un artista televisivo o teatrale; sanno comunicare alla perfezione; sono colti e pieni d’interessi, persino magri, belli e curati. Insomma, niente a che fare con la stereotipata immagine del cuoco cicciottello con le guance rosse che parlava poco. Gli chef di oggi parlano eccome, pure troppo alle volte, si lanciano in qualsiasi impresa senza timori, pronti a sfidare un mondo che prima della nouvelle cuisine aveva sempre snobbato e denigrato la loro professione.
Nel loro lavoro, sono considerati artisti, geni e creativi e i loro piatti vengono celebrati alla pari di un quadro o una scultura, fotografati ed immortalati per un’eterna gloria. Dalle loro composizioni si ricavano dimostrazioni di semiotica, architettura, design, chimica e, a volte, pure un po’ di filosofia. Piatti che più che da mangiare, sembrano fatti apposta per essere guardati ed ammirati, quasi col timore di toccarli e poterli rovinare…

E visto che il voyerismo gastronomico non perdona, dietro a tanta bellezza nel piatto, ci si aspetta di trovare una “mano” altrettanto curata: con i loro capelli perfetti, i fisici atletici e le mani degne della migliore delle manicure, gli chef si sono trasformati persino in sex symbol. La loro immagine attraente richiama nei loro ristoranti orde di donne in cerca, sì, della buona cucina, ma anche di un po’ di belvedere e magari, con un po’ di fortuna, di un fidanzamento con diamante. Perché se il ristorante è già di per sé un buon investimento, che dire dei dorati ingaggi per un cameo in tv o in una manifestazione?!

Se PR, stampa e fotografia li corteggiano, la televisione li acclama. Girando i canali, parte la caccia allo chef che si potrebbe nascondere ovunque: tra un gruppo di opinionisti o tra i giudici di “beffe telefoniche”(Gianfranco Vissani in “Annozero” di Santoro e in “The Call” con Mammuccari), tra modelle in posa o mezzo nudo su un’isola caraibica (Simone Rugiati in “Italia’s next top model” e nell’”Isola dei famosi”); come ospite in casa di un concorrente o come giudice in reality show di cucina (Alessandro Borghese in “Cortesie per gli ospiti” e in “Chef per un giorno”, ma anche Gordon Ramsey in “Hell’s kitchen” e “The F word” ) o, ancora, come gastro-viaggiatore (Anthony Bourdain in “No Reservation”) o in rivoluzionario delle mense scolastiche americane (Jamie Oliver in “My revolution”).

Gli esempi di comparsate tv certo non mancano, se si considera pure la pubblicità poi… Tutti ricorderanno Heinz Beck, chef pluristellato e forchettato de “La Pergola” di Roma, che prepara in cucina i suoi sughi per De Cecco; Gianfranco Vissani (“Ristorante Vissani”, Terni) con la sua ricetta speciale delle patatine Cric Croc San Carlo e il suo nuovo concetto di pasta per “Divine Creazioni”; Carlo Cracco (“Ristorante Cracco”, Milano), che esalta la leggerezza e l’anti-aderenza delle pentole Tefal o la purezza dell’acqua Panna; Moreno Cedroni (“La Madonnina del Pescatore”, Senigallia (AN)) che oltre alle sue scatolette gourmet ha firmato quattro farciture per la pasta di Reggiana Gourmet; Chicco Cerea (“Da Vittorio”, Brusaporto (BS)) e le sue 10 ricette con il salmone KV Nordic; Giancarlo Perbellini (“Ristorante Perbellini”, Isola Rizza (VR)) che esalta l’impeccabile pulito e lucentezza del detersivo Smac Brillacciaio; Fabio Campoli (personal chef) testimonial per Kenwood, Richard Ginori, Magic Cooker, Olis ed Acqua di Nepi; lo chef inglese Marco Pierre White (fondatore di numerosi ristoranti in UK e nel mondo) per il nuovissimo Cuore di Brodo Knorr; Antonino Cannavacciuolo (“Villa Crespi”, Orta San Giulio (NO)) per il caffé Lavazza insieme a Ferràn Adrià (“El Bulli”, Girona, Spagna) o lo chef della nazionale di calcio Claudio Silvestri che promuove la Nutella.

Da aggiungere poi tutti i prodotti “griffati” dai grandi della cucina, che prestano il loro nome e la loro esperienza per la creazione di utensili da cucina professionali, come la collezione In.gredienti firmata dallo chef Massimiliano Alajmo (“Le Calandre”, Sarmeola di Rubano (PD)) per Rosenthal Studio-Line; la pesciera di Roger Vergé (“The Moulin de Mougins”, Mougins, Francia), la casseruola conica di Alain Chapel (“Alain Chapel”, Mionnay), la padella per flambare di Angelo Paracucchi (scomparso nel 2004, fondatore de “La Locanda dell’Angelo”, Ameglia (SP)), lo shaker per le spezie di Jamie Oliver (“Jamie’s italian”, Oxford, UK) e il set da tavola ideato per Schönhuber Franchi da Davide Oldani (“D’O”, Cornaredo (MI)).

Per fortuna, i grandi chef si prestano anche ad iniziative di solidarietà e beneficenza, come Filippo La Mantia (“Ristorante Filippo La Mantia”, Roma) che per la LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori) ha illustrato gli alimenti e i principi per nutrirsi in modo sano durante la Settimana Nazionale della Prevenzione Oncologica.

Insomma, questi chef reclamizzano, presentano, discutono, giudicano, creano, scrivono, si curano… una domanda sorge spontanea: ma troveranno ancora il tempo per cucinare?

di Flavia Rendina
(pubblicato su Aroma di maggio/giugno 2011)